Senza ombra di dubbio, una delle più
belle e affascinanti mutazioni riconosciute del Diamante di Gould è la
mutazione Blu. Essa, che geneticamente ha comportamento autosomico e
recessivo, causa l'inibizione nella sintesi della luteina (il pigmento
lipocromico giallo) per cui la cheratina presente a livello delle penne
viene totalmente a perdere la
sua componente lipocromica; ciò causa quindi il viraggio completo delle
radiazioni luminose in grado di essere riflesse dalla penna e percepite
dall’occhio umano in quanto l’angolo di rifrazione della luce porta, quale
informazione primaria, proprio la colorazione blu e non quella verde data
dalla presenza della luteina. L’intensità delle varie gradazioni cromatiche
del Blu dipende, ovviamente, dalla quantità di eumelanina presente in quanto
tale mutazione non ha nessun effetto sulla eumelanina stessa. La colorazione
della testa dell’estrildide, in quelle che geneticamente sono le forme a
Testa Rossa e Testa Arancio, vira dal rosso o dall’arancio al beige, il
dorso ed il dorso delle ali divengono blu mentre l’addome passa dal giallo
brillante al colore beige chiaro. I pullus mutati alla nascita sono di una
colorazione bruno scuro. E’ opinione diffusa di molti allevatori ritenere
che per ottenere un ottimo soggetto Ancestrale, per esempio a Testa Rossa,
si deve procedere all’accoppiamento tra” linee pure”, ovvero tra soggetti
geneticamente Testa Rossa e non portatori di nessun’altra colorazione della
testa e/o mutazione; guai solo a menzionare di utilizzare un genitore Blu ed
accoppiarlo con un ottimo Ancestrale portatore sempre di Blu in modo tale da
ottenere in prima generazione soggetti sia ancestrali che mutati in grado di
rispecchiare al massimo le caratteristiche previste nello standard delle
rispettive colorazioni……
I miei risultati in allevamento,
paradossalmente, mostrano l’esatto contrario: accoppiando un bellissimo
soggetto Blu Testa Beige con una splendida femmina Ancestrale Testa Nera
portatrice di Blu, ho ottenuto i 2 soggetti più belli da sempre del mio
allevamento: un maschio Ancestrale Testa rossa e , nella stessa covata, una
femmina Ancestrale Testa Nera Petto Bianco, entrambi vincitori del titolo di
Campione D’Italia a Bari 2004. Sembrava quasi assurdo, e molti miei amici
allevatori presenti alla Mostra non credevano alle mie parole, che fratello
e sorella, Campioni d’Italia, erano figli di un Blu! In effetti,la
colorazione del bellissimo soggetto maschio da 94 punti era talmente pura e
tipica da non lasciare adito, nemmeno all’occhio più esperto, all’ipotesi
che si trattasse di un portatore di blu data anche l’estrema brillantezza
del lipocromo di base e la totale assenza nella zona radioulnare delle aree
di colore blu dovute all’assenza dei lipocromi (carattere tipico secondo
cui,posso affermare,non sempre si riconosce il fatto che un soggetto sia
portatore di blu...)Dicasi la stessa cosa per la femmina Petto
Bianco,splendido esempio di taglia notevole,candore lucentissimo del petto
e, anche in lei, nessuna traccia dei geni responsabili delle aree blu detti
“Additivi”.Questi geni, infatti, sono autosomici e pertanto possono essere
ereditati sia da soggetti di sesso maschile che femminile causando una
marcata inespressione del lipocromo giallo e quindi diventando importanti
per il completamento del colore nei soggetti mutati Blu. La peculiarità
importante da tenere presente è che vengono sì ereditati, ma questo
ovviamente non vuol dire che debbano per forza essere espressi. Se il ceppo
allevato ha raggiunto un livello tale di selezione da eliminare o portare
quasi a zero la presenza di questi geni modificatori della colorazione del
piumaggio dei nostri mitici volatili, ecco che, come per incanto, da un Blu
perfetto in cui sono sempre presenti i geni additivi ma ridotti quasi a
zero, possiamo ottenere soggetti ancestrali e mutati ancora più tipici di
quelli che si ottengono selezionando solo le “linee pure”.
Nel caso in cui una parte del fenotipo possa essere trasmessa alla
discendenza, come nel caso delle aree blu, il carattere in esame ha un
determinismo genetico. Nello specifico si tratta di un carattere espresso i
cui responsabili sono geni che vengono definiti “additivi” poiché, sommando
le loro azioni algebricamente, causano l’espressione di un carattere
quantitativo che varia con continuità all'interno
di un intervallo di variabilità, ovvero tra soggetti con aree blu
molto evidenti e soggetti con aree blu pressoché assenti. La loro azione si
traduce in un effettivo carattere di indebolimento del Gene Maggiore, che è
un gene allelico che esercita una influenza su un carattere quantitativo,e
che nel nostro caso è il gene che codifica la luteina.
I caratteri quantitativi sono
determinati geneticamente da un gran numero di loci (poligeni) poliallelici: ciascun
locus contribuisce per una piccola parte (azione infinitesimale) alla espressione
genetica del carattere e la somma (non sempre algebrica) di tali azioni fornisce
l'espressione complessiva. Il miglioramento genetico dei caratteri che si
vogliono selezionare nell’allevamento del Diamante di Gould,inteso come la
creazione di un ceppo più stabile geneticamente per quanto concerne fattori
di colorazione ben definiti
(come per es .la riduzione graduale,di generazione in generazione, dei geni
additivi che causano la presenza delle aree blu) si compie in quattro tappe:
a) la scelta degli obiettivi della selezione; b) lo studio e la descrizione
della popolazione oggetto di selezione; c) la valutazione genetica dei
riproduttori; d) scelta dei criteri del miglioramento.
La scelta degli obiettivi della
selezione è la definizione, a livello operativo, dei caratteri sui quali concentrare
gli sforzi del miglioramento genetico da effettuare sul ceppo. Questa
definizione deve essere la più precisa possibile (ad esempio per
l’eliminazione graduale dell’area privata dei lipocromi).
La seconda tappa consiste nella
descrizione sintetica della popolazione per il carattere scelto e ciò è possibile
a partire dai fenotipi (P) , dalle parentele fra gli animali,
dall'entità della variabilità dei fenotipi spiegata da quella dei genotipi (misurata dal
coefficiente di ereditabilità), dall'associazione statistica
fra i valori additivi dei
caratteri prescelti (espressa da un coefficiente di correlazione) e dall’
entità con cui le misure ripetute di uno stesso animale si rassomigliano
(misurata da un coefficiente di ripetibilità).
La terza tappa è quella
dell'impiego dei coefficienti tecnici, assieme alle misurazioni fenotipiche e ai rapporti di
parentela fra gli animali, per la stima del valore genetico additivo (valore riproduttivo VR o
breeding value BV) dei genitori potenziali in base al quale questi potranno
essere classificati gli uni rispetto agli altri in una scala di merito, considerando che un
genitore Blu a testa beige è da pensare come se si trattasse del “negativo”
di un Testa Rossa, avvalorando il fatto che geneticamente si possa proprio
trattare di un Testa Rossa. La stima del VR è attuata con il calcolo dei
cosiddetti indici genetici (IG). La quarta tappa riguarda la strategia di
miglioramento da adottare (i cosiddetti programmi di selezione) che
dipenderà dal progresso genetico atteso E (dR), in cui E significa espected
(cioè valore medio stimato). E’ proprio in questa fase in cui saranno anche
valutati metodi accessori quali l'incrocio fra colorazioni differenti, (ad
esempio, tra ancestrale portatore di Blu e Blu), e/o l'uso della
consanguineità.
Queste quattro tappe permettono di
stimare dal conosciuto, il fenotipo, l'incognito, il valore genetico additivo degli
animali candidati alla selezione, al fine di modificare la frequenza dei
caratteri quantitativi della popolazione in un senso ben definito. Lo studio
di un carattere quantitativo in una popolazione animale si basa sulla
misurazione dei valori fenotipici e sulla stima di quanta parte della
variabilità osservata è di
origine genetica e perciò può essere trasmessa alla generazione
successiva. Innanzitutto occorre che il valore fenotipico del
carattere misurato sia
ripartito nelle due componenti attribuibili all'azione del genotipo ed a
quella dell'ambiente.
Il genotipo è quel particolare
assortimento di geni posseduto da un determinato individuo e l'ambiente è l'insieme
di circostanze non-genetiche in grado di influenzare l'espressione del
carattere. Le due componenti, allora, possono essere associate additivamente nel senso
che l'espressione fenotipica è la somma del genotipo e delle deviazioni
casuali che l'ambiente esercita sul carattere in esame;
questo concetto può essere
espresso in simboli come: [1] P = G + e che rappresenta l'equazione
fondamentale della genetica quantitativa, in cui P è il fenotipo, G è il valore genotipico
ed e è la deviazione che l'ambiente esercita sull'espressione del carattere.
Poiché le deviazioni ambientali calcolate su tutta la popolazione animale sono
distribuite normalmente e, in quanto casuali, la loro
somma è zero, la media del valore
fenotipico è uguale alla media del valore genotipico; in altre parole
per una popolazione di Gould
abbastanza numerosa, il fenotipo medio è uguale al genotipo medio
(P=G).
Il valore genetico può, perciò,
essere espresso come la somma della media di popolazione (m)
e della deviazione genetica da essa (g), per cui la [1] diventa: [2] P =
m + g + e secondo la quale la somma delle
deviazioni genetiche della popolazione è uguale a zero.
Se anche il fenotipo è espresso in
forma di deviazione dalla media della popolazione (P =
m + p), per cui anche la
somma delle p è uguale a zero, la [2] diventa:
[3] p = g + e.
Riassumendo, per un determinato
carattere quantitativo, il valore fenotipico medio esprime il valore genotipico medio
della popolazione animale, mentre la sua variabilità è la somma della
variabilità attribuita al genotipo e di quella attribuita all'ambiente. Il calcolo di queste
3 quantità, della relazione fra loro e della relazione fra animali per la quantità g,
rappresentano, le principali
informazioni da
trarre ai fini del miglioramento
genetico dalla popolazione di Diamanti di Gould. Nel nostro caso specifico,
attuando una selezione spinta in modo da eliminare, di generazione in
generazione, quasi completamente l’azione dei geni additivi,possiamo
tranquillamente godere del privilegio di optare per accoppiamenti ritenuti
da molti quasi scandalosi se rapportati al target che ci si prefigge, in
primo luogo la creazione di esemplari più tipici possibili da presentare
alle Mostre.
Ad maiora!
Michele Falletta
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