FEDERAZIONE ORNICOLTORI ITALIANI

 

 

SITO DELLA LEGA ITALIANA PROTEZIONE UCCELLI

 

 

 

 

 

 

PUBBLICATO SU ALCEDO N. 28 – LUGLIO/AGOSTO 2006

 

La selezione del Diamante di Gould Ancestrale passando per Blu e dintorni.

 

Senza ombra di dubbio, una delle più belle e affascinanti mutazioni riconosciute del Diamante di Gould è la mutazione Blu. Essa, che geneticamente ha comportamento autosomico e recessivo, causa l'inibizione nella sintesi della luteina (il pigmento lipocromico giallo) per cui la cheratina presente a livello delle penne viene totalmente a perdere la  sua componente lipocromica; ciò causa quindi il viraggio completo delle radiazioni luminose in grado di essere riflesse dalla penna e percepite dall’occhio umano in quanto l’angolo di rifrazione della luce porta, quale informazione primaria, proprio la colorazione blu e non quella verde data dalla presenza della luteina. L’intensità delle varie gradazioni cromatiche del Blu dipende, ovviamente, dalla quantità di eumelanina presente in quanto tale mutazione non ha nessun effetto sulla eumelanina stessa. La colorazione della testa dell’estrildide, in quelle che geneticamente sono le forme a Testa Rossa e Testa Arancio, vira dal rosso o dall’arancio al beige, il dorso ed il dorso delle ali divengono blu mentre l’addome passa dal giallo brillante al colore beige chiaro. I pullus mutati alla nascita sono di una colorazione bruno scuro. E’ opinione diffusa di molti allevatori ritenere che per ottenere un ottimo soggetto Ancestrale, per esempio a Testa Rossa, si deve procedere all’accoppiamento tra” linee pure”, ovvero tra soggetti geneticamente Testa Rossa e non portatori di nessun’altra colorazione della testa e/o mutazione; guai solo a menzionare di utilizzare un genitore Blu ed accoppiarlo con un ottimo Ancestrale portatore sempre di Blu in modo tale da ottenere in prima generazione soggetti sia ancestrali che mutati in grado di rispecchiare al massimo le caratteristiche previste nello standard delle rispettive colorazioni……

 

I miei risultati in allevamento, paradossalmente, mostrano l’esatto contrario: accoppiando un bellissimo soggetto Blu Testa Beige con una splendida femmina Ancestrale Testa Nera portatrice di Blu, ho ottenuto i 2 soggetti più belli da sempre del mio allevamento: un maschio Ancestrale Testa rossa e , nella stessa covata, una femmina Ancestrale Testa Nera Petto Bianco, entrambi vincitori del titolo di Campione D’Italia a Bari 2004. Sembrava quasi assurdo, e molti miei amici allevatori presenti alla Mostra non credevano alle mie parole, che fratello e sorella, Campioni d’Italia, erano figli di un Blu! In effetti,la colorazione del bellissimo soggetto maschio da 94 punti era talmente pura e tipica da non lasciare adito, nemmeno all’occhio più esperto, all’ipotesi che si trattasse di un portatore di blu data anche l’estrema brillantezza del lipocromo di base e la totale assenza nella zona radioulnare delle aree di colore blu dovute all’assenza dei lipocromi (carattere tipico secondo cui,posso affermare,non sempre si riconosce il fatto che un soggetto sia portatore di blu...)Dicasi la stessa cosa per la femmina Petto Bianco,splendido esempio di taglia notevole,candore lucentissimo del petto e, anche in lei, nessuna traccia dei geni responsabili delle aree blu detti “Additivi”.Questi geni, infatti, sono autosomici e pertanto possono essere ereditati sia da soggetti di sesso maschile che femminile causando una marcata inespressione del lipocromo giallo e quindi diventando importanti per il completamento del colore nei soggetti mutati Blu. La peculiarità importante da tenere presente è che vengono sì ereditati, ma questo ovviamente non vuol dire che debbano per forza essere espressi. Se il ceppo allevato ha raggiunto un livello tale di selezione da eliminare o portare quasi a zero la presenza di questi geni modificatori della colorazione del piumaggio dei nostri mitici volatili, ecco che, come per incanto, da un Blu perfetto in cui sono sempre presenti i geni additivi ma ridotti quasi a zero, possiamo ottenere soggetti ancestrali e mutati ancora più tipici di quelli che si ottengono selezionando solo le “linee pure”. Nel caso in cui una parte del fenotipo possa essere trasmessa alla discendenza, come nel caso delle aree blu, il carattere in esame ha un determinismo genetico. Nello specifico si tratta di un carattere espresso i cui responsabili sono geni che vengono definiti “additivi” poiché, sommando le loro azioni algebricamente, causano l’espressione di un carattere quantitativo che varia con continuità all'interno di un intervallo di variabilità, ovvero tra soggetti con aree blu molto evidenti e soggetti con aree blu pressoché assenti. La loro azione si traduce in un effettivo carattere di indebolimento del Gene Maggiore, che è un gene allelico che esercita una influenza su un carattere quantitativo,e che nel nostro caso è il gene che codifica la luteina.

 

I caratteri quantitativi sono determinati geneticamente da un gran numero di loci (poligeni) poliallelici: ciascun locus contribuisce per una piccola parte (azione infinitesimale) alla espressione genetica del carattere e la somma (non sempre algebrica) di tali azioni fornisce l'espressione complessiva. Il miglioramento genetico dei caratteri che si vogliono selezionare nell’allevamento del Diamante di Gould,inteso come la creazione di un ceppo più stabile geneticamente per quanto concerne fattori di colorazione ben  definiti (come per es .la riduzione graduale,di generazione in generazione, dei geni additivi che causano la presenza delle aree blu) si compie in quattro tappe: a) la scelta degli obiettivi della selezione; b) lo studio e la descrizione della popolazione oggetto di selezione; c) la valutazione genetica dei riproduttori; d) scelta dei criteri del miglioramento.

 

La scelta degli obiettivi della selezione è la definizione, a livello operativo, dei caratteri sui quali concentrare gli sforzi del miglioramento genetico da effettuare sul ceppo. Questa definizione deve essere la più precisa possibile (ad esempio per l’eliminazione graduale dell’area privata dei lipocromi).

La seconda tappa consiste nella descrizione sintetica della popolazione per il carattere scelto e ciò è possibile a partire dai fenotipi (P) , dalle parentele fra gli animali, dall'entità della variabilità dei fenotipi spiegata da quella dei genotipi (misurata dal coefficiente di ereditabilità), dall'associazione statistica

fra i valori additivi dei caratteri prescelti (espressa da un coefficiente di correlazione) e dall’ entità con cui le misure ripetute di uno stesso animale si rassomigliano (misurata da un coefficiente di ripetibilità).

La terza tappa è quella dell'impiego dei coefficienti tecnici, assieme alle misurazioni fenotipiche e ai rapporti di parentela fra gli animali, per la stima del valore genetico additivo (valore riproduttivo VR o breeding value BV) dei genitori potenziali in base al quale questi potranno essere classificati gli uni rispetto agli altri in una scala di merito, considerando che un genitore Blu a testa beige è da pensare come se si trattasse del “negativo” di un Testa Rossa, avvalorando il fatto che geneticamente si possa proprio trattare di un Testa Rossa. La stima del VR è attuata con il calcolo dei cosiddetti indici genetici (IG). La quarta tappa riguarda la strategia di miglioramento da adottare (i cosiddetti programmi di selezione) che dipenderà dal progresso genetico atteso E (dR), in cui E significa espected (cioè valore medio stimato). E’ proprio in questa fase in cui saranno anche valutati metodi accessori quali l'incrocio fra colorazioni differenti, (ad esempio, tra ancestrale portatore di Blu e Blu), e/o l'uso della consanguineità.

 

Queste quattro tappe permettono di stimare dal conosciuto, il fenotipo, l'incognito, il valore genetico additivo degli animali candidati alla selezione, al fine di modificare la frequenza dei caratteri quantitativi della popolazione in un senso ben definito. Lo studio di un carattere quantitativo in una popolazione animale si basa sulla misurazione dei valori fenotipici e sulla stima di quanta parte della variabilità osservata è di origine genetica e perciò può essere trasmessa alla generazione successiva. Innanzitutto occorre che il valore fenotipico del carattere misurato sia ripartito nelle due componenti attribuibili all'azione del genotipo ed a quella dell'ambiente.

 

Il genotipo è quel particolare assortimento di geni posseduto da un determinato individuo e l'ambiente è l'insieme di circostanze non-genetiche in grado di influenzare l'espressione del carattere. Le due componenti, allora, possono essere associate additivamente nel senso che l'espressione fenotipica è la somma del genotipo e delle deviazioni casuali che l'ambiente esercita sul carattere in esame;

questo concetto può essere espresso in simboli come: [1] P = G + e che rappresenta l'equazione fondamentale della genetica quantitativa, in cui P è il fenotipo, G è il valore genotipico ed e è la deviazione che l'ambiente esercita sull'espressione del carattere. Poiché le deviazioni ambientali calcolate su tutta la popolazione animale sono distribuite normalmente e, in quanto casuali, la loro

somma è zero, la media del valore fenotipico è uguale alla media del valore genotipico; in altre parole  per una popolazione di Gould abbastanza numerosa, il fenotipo medio è uguale al genotipo medio (P=G).

Il valore genetico può, perciò, essere espresso come la somma della media di popolazione (m) e della deviazione genetica da essa (g), per cui la [1] diventa: [2] P = m + g + e secondo la quale la somma delle deviazioni genetiche della popolazione è uguale a zero.

Se anche il fenotipo è espresso in forma di deviazione dalla media della popolazione (P = m + p), per cui anche la somma delle p è uguale a zero, la [2] diventa: [3] p = g + e.

 

Riassumendo, per un determinato carattere quantitativo, il valore fenotipico medio esprime il valore genotipico medio della popolazione animale, mentre la sua variabilità è la somma della variabilità attribuita al genotipo e di quella attribuita all'ambiente. Il calcolo di queste 3 quantità, della relazione fra loro e della relazione fra animali per la quantità g, rappresentano,  le principali informazioni da

trarre ai fini del miglioramento genetico dalla popolazione di Diamanti di Gould. Nel nostro caso specifico, attuando una selezione spinta in modo da eliminare, di generazione in generazione, quasi completamente l’azione dei geni additivi,possiamo tranquillamente godere del privilegio di optare per accoppiamenti ritenuti da molti quasi scandalosi se rapportati al target che ci si prefigge, in primo luogo la creazione di esemplari più tipici possibili da presentare alle Mostre.

 Ad maiora!

 

 

 

                                                                     Michele Falletta

                                                       

 

 

 

 

 

FONDO PER LA SALVAGUARDIA DEL DIAMANTE DI GOULD IN NATURA

 

 

 

SITO DEL WWF ITALIA

 

 

      

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